“La sentenza del TAR di Trieste ribalta le responsabilità sui militari ammalatisi dopo la somministrazione di vaccini”
L’Indastria di Miyazaki
La parola “Indastria” ai fans di Miyazaki può dire parecchio, altro non è che l’adattamento del termine “Industria” usato dallo scrittore Alexander Key nel suo romanzo “The Incredible Tide” da cui il regista giapponese fu ispirato per il suo lavoro più conosciuto, almeno per chi è nato tra gli anni ’70 e ’80. Per chi se la ricorda Indastria era un luogo cupo, malsano, dove tutto è di ferro o di plastica. Porto Marghera è così, chi scrive ebbe la sfortuna di lavorarci circa due mesi, come sorvegliante nelle fila dell’esercito. Due mesi di guardie tra edifici abbandonati, corsi d’acqua maleodoranti ed enormi cumuli di materiale sabbioso color zolfo. Dopo il primo turno di guardia avvertii un mal di testa di una inedita veemenza, sparì solo dopo tre giorni, ci volle invece oltre una settimana per abituarsi a quell’odore indefinibile, metallico, penetrante e molto fastidioso. Ebbi fortuna perché altri colleghi ci passarono molto più tempo, uno di loro si ammalò gravemente e morì circa quattro anni dopo, si chiamava Francesco Rinaldelli.
Oggi, dopo tanti anni di battaglia, i familiari dell’alpino scomparso hanno finalmente ottenuto una prima, importante vittoria. Il sospetto che i vaccini somministrati ai militari in fase di pre-addestramento abbiano poi prodotto, in determinate condizioni ambientali, tumori e leucemie è divenuta una quasi certezza dopo la sentenza del TAR di Trieste che ha dato ragione ai genitori di Francesco Rinaldelli a cui, invece, il Ministero della difesa ha sempre negato di avere qualsiasi responsabilità.
L’Indastria di Marghera
A permettere tale esito è stata l’esistenza di una relazione ministeriale all’interno del “Progetto Signum”, in cui le argomentazioni rimarcate dai coniugi Rinaldelli sarebbero già state ampiamente dibattute negli ambienti militari.
I particolari contestati riguarderebbero infatti la mancata anamnesi dei militari, il mancato rispetto dei tempi prescritti tra una vaccinazione e l’altra e la somministrazione del “Morupar”, il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia ritirato dal commercio nel 2006 dopo numerose segnalazioni riguardanti reazioni allergiche. Nato per il monitoraggio degli effetti dell’uranio sui militari impegnati in Iraq, il progetto Signum evidenziò tracce quasi nulle dell’elemento tossico nei soggetti malati, evidentemente c’era dell’altro.
Manca quindi l’ultimo passo, il riconoscimento da parte della Difesa della causa di servizio per i militari oggetto di errate somministrazioni dei vaccini.
Secondo i dati dei familiari, sarebbero almeno 3500 i casi monitorati, tra militari e congedati, riguardanti potenziali vittime dei vaccini, ora la sentenza del TAR di Trieste potrebbe aprire un nuovo fronte, quello dei ricorsi.
Il Caporale degli Alpini Francesco Rinaldelli
